A marzo del 2013 sono andata a Barcellona per starci per un po’. Stavo a casa di una signora che abita “ai confini della città”, in posto molto bello vicino al Tibidabo. Il bus che porta lassù è lo stesso che porta al Museo della Scienza (CosmoCaixa) e un giorno sul bus ho incontrato una famiglia di giapponesi diretti proprio lì. In realtà non era una famiglia al completo, ma due (bellissime) bambine il babbo e la nonna.
Dopo aver scrutato bene la situazione (cioè essermi assicurata che fossero davvero giapponesi) ho iniziato a parlare con loro. Per lo più ho giocato con le bambine e parlato in inglese/spagnolo con il babbo, un po’ meno con la nonna che parla solo giapponese. Mi hanno aggiunto su fb, così non sa mai, se fossi andata a Tokyo avrei dovuto scrivergli, anche perchè guarda caso il nonno era un appassionato dell’Italia.
Tanto per raccontarvi anche un po’ di fatti loro il ragazzo vive a Barcellona, dove ha conosciuto e spostato sua moglie (giapponese anche lei). Le bambine parlano giapponese in casa, inglese e spagnolo a scuola e catalano con le amichette. (Invidia e ammirazione at the same time)
Quindi la nonna era andata lì giusto per l’estate, per stare un paio di mesi con loro.
Tutto sarebbe più o meno finito lì forse, se non avessi rincontrato casualmente la signora, Taeko, in aeroporto il giorno in cui entrambe stavamo tornando a casa. Ci siamo incrociate, riconosciute e salutate. Mi ha regalato la prima cosa che le è capitata tra le mani, un sacchetto di stoffa vedere molto bello, voleva che lo tenessi per metterci dentro il telefono, documenti e biglietto che tenevo in mano.
Così ho scritto al figlio che ha scritto a suo babbo, che mi ha aggiunto su facebook e abbiamo iniziato a scriverci.
Lo yukata è un kimono molto più leggero, estivo.
L’anno dopo, agosto 2014, sono andata in vacanza in Giappone. Dovevamo vederci, ma non abbiamo fatto in tempo perchè (mea culpa) non sono riuscita ad organizzarmi tra le tappe del tour guidato e il tempo libero! Ci siamo sentiti su skype mentre ero a Kyoto, mi hanno chiesto in che albergo fossi e mi hanno mandato uno yukata. (Non ho qui una foto del mio, quindi ne metto una a caso!) Non so descrivere quanto mi hanno fatto contenta. Oltre che per lo yukata (che in realtà non ho neanche il coraggio di aprirlo per stropicciarlo) proprio per il gesto e il pensiero.
Tornata a casa, per Natale ho cercato di ricambiare il favore, inviandogli un pensierino anche io.
Ovviamente siamo rimasti in contatto e ora che sono qua hanno voluto sapere come mi trovo e cosa faccio. Ci siamo sentiti su skype sabato e mi hanno chiesto se avessi assaggiato i cibi giapponesi, cosa mi cucinavo, ecc.
Questo è il pacco che mi è arrivato stasera alle 20 con il corriere!!
Come ricambiare a una gentilezza del genere? Cosa faccio?
Ah… comunque siamo già d’accordo che il 2 e il 3 novembre vengono qui a Kyoto trovarmi!
ps: Koji, il marito di Taeko, non solo è appassionato dell’Italia, ma ha lavorato come cuoco a Torino per diversi anni e parla italiano molto bene!
Grazie!
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