
Come sapete (o forse no) è ormai da un paio d’anni che condivido casa con altre persone. Ho fatto un piccolo calcolo e tra Parigi, Bologna, Valencia e Kyoto, in questi ultimi due anni ho vissuto sotto lo stesso tetto con 16 persone diverse. Sono sempre state belle esperienze, mi ritengo fortunata, ma qui in Giappone mi sembra che le cose siano un po’ diverse.
Vivo con altre due ragazze, una ragazza giapponese che si chiama Mami e una ragazza taiwanese che si chiama (o si fa chiamare, ancora non ho capito!) En. Ci ho messo una settimana per convincermi che fosse un nome vero!
La casa è bella e pulita e io in confronto a loro mi sento un cavallo quando mi muovo. Metto la musica, ascolto la radio, guardo le serie TV e magari canto anche convinta di essere sola, poi magari tre ore dopo mi rendo conto che erano tutte a casa! Gomennnnnnn ne! (scusate!)
La comunicazione è ok. Il più delle volte dico che capisco anche quando non capisco niente, ma sarei una piattola se dovessi farmi spiegare ogni cosa, fanno già molto. Con Mami parliamo giapponese, anche se ogni tanto mi traduce alcune parole in inglese per farmi capire meglio. Con En parliamo più che altro inglese, o mescoliamo, a seconda dell’argomento e di come ci gira. Tra l’altro parlano entrambe inglese benissimo. Hanno studiato un anno a Dublino e sono davvero brave. In più En-chan ha già anche l’N1 di giapponese (il livello più alto) e si ricorda anche tutte la frasi chiave del manuale del perfetto turista in Italia! “Mi scusi, dov’è la cattedrale?”
L’altro giorno mi ha mandato in palla perché mi ha detto che vorrebbe parlare francese con me, dato che lo ha studiato e vorrebbe migliorarlo. Lo abbiamo fatto per un giorno, ma il suo francese è davvero peggio del mio giapponese, quindi (per fortuna!!) abbiamo abbandonato l’impresa. Non avrei retto.
Sempre En-chan mi ha detto che ci invidia noi parlanti di lingue latine: possiamo imparare lingue bellissime in pochissimo tempo! Sisi, certo, come no… le volevo dire io! Però poi ho pensato che ci può stare. Da lei che che parla taiwanese accetto che mi dica che le nostre grammatiche siano davvero tanto difficili. In compenso io vorrei ridere alle battute in TV come fa lei. Vi spiego la scena: siamo tutte e tre in cucina, guardiamo la TV. Ci sono spesso programmi comici, gente a caso che fa cose a caso. Mami ride (con la mano davanti alla bocca). En ride (molto forte). Io sorrido ma in realtà non capisco un cazzius.

En sa anche cercare i programmi TV nella televsione. Allora lo voglio fare anche io!! Mi sono detta. OK, Guenda VS il telecomando. Diciamo che ringrazio esista il katakana. (un alfabeto più semplice rispetto agli ideogrammi, nel quale ad un “simbolo” corrisponde sempre un unico suono, così almeno riesco a leggere!).

Televideo giapponese, lista dei canali con i nomi dei programmi
Insomma, vedere quello che sa e può fare En è stimolante. Vedo cosa fa e provo a farlo anche io. Vedo che parla a schiodo e penso che magari un giorno lo farò anche io, vedo che ha un lavoro, degli amici giappi e penso che se mi do il tempo magari sarà così anche per me. L’unica cosa che non potrò mai fare sarà ingozzarmi come fa lei di zuppe e pollo come non ci fosse un domani e rimanere secca come un chiodo. (in compenso non sento il bisogno di mettermi le lentine allarga pupilla però!)

L’orologio di fianco non è una casualità e segna le 23.15
Una sola piccola cosina mi urta un po’ i nervi, ma è cosa di poco conto in realtà! LA LAVATRICEEEEEEEE! Le piace molto avviarla la sera (o la notte alle 3) e quando va la centrifuga la mia stanza trema e il mio “letto” un’astronave pronta al lancio. Ma in realtà,dai, ci ho già fatto l’abitudine, lo uso come orologio notturno, se sento che l’attacca provo quella piacevole sensazione del “ohhh è ancora notte, posso dormire ancora qualche ora!”.

Io e Mami mangiando dolcetti
Mami è molto carina. Soprattutto appena sono arrivata ha fatto di tutto per farmi sentire a mio agio. Mi ha spiegato le cose della casa (più volte), mi ha prestato cose che mi mancavano e ha avuto tanta pazienza. A metà ottobre siamo andata al cinema e a cena insieme. Siamo andate allo spettacolo del pomeriggio (perché quello della sera finisce un po’ tardi, no?! -alle 22.30-) e dopo siamo andate a mangiarci i soba. Quella sera però a cena abbiamo parlato praticamente sempre inglese, anche perchè ha intavolato una serie di discorsi sui quali probabilmente non so esprimermi veramente bene neanche in italiano: nozze e adozioni gay, aborto e religione. (La settimana dopo ha aggiunto alla lista il matrimonio e l’avere figli). Ho avuto come l’impressione che le servisse sapere chi ero davvero e quali fossero i miei principi. Mi ha detto che lei non è una giapponese normale, è un’eccezione. Vorrebbe prendersi un anno per andare all’estero dopo la laurea (studia giurisprudenza), fare un tirocinio in Australia e viaggiare un po’ prima di mettersi sotto con quello che è la normale sequenza degli eventi per un giovane giapponese laureato: fare la caccia (letteralmente) all’impiego.
Ma oltre la caccia al lavoro c’è la caccia all’uomo. Infatti mi ha detto che vorrebbe/dovrebbe trovarsi un ragazzo, ha detto anche che vuole un giapponese. A tal proposito, una delle cose che più la fanno ridere sono i miei discorsi sui ragazzi. Siccome il mio giapponese non è così raffinato quando mi ha chiesto se mi piacessero i ragazzi giapponesi io le ho detto che ci sono dei maru e dei batsu. Funziona come il nostro vero o falso ed era un grande classico negli esercizi di comprensione a scuola! Maru -> “o” cerchietto e vuol dire che è OK! Batsu -> “x” (ics!) e vuol dire CHE PROPRIO NO!
Quindi mi ha chiesto, ma chi sono i Maru e chi i Batsu? Io le ho detto che non lo so…non ho esempi pratici… e per spiegare in fretta che non c’è uno stereotipo preciso ho buttato lì che quando vado in bicicletta e incrocio la gente penso “maru/bastu“. Una cosa istintiva, istantanea e che muore lì. Al mio esprimere così direttamente la mia idea è rimasta un attimo zitta (con la testa piegata da una parte), poi ha riso un sacco. E ora tutte le volte che in TV vediamo un ragazzo vuole sapere se per me è maru o batsu. Io mi pronuncio in una frazione di secondo, ma quando giro la domanda a lei vedo sempre che ha un minimo di esitazione. Quasi come se si vergognasse un po’. Ma dura poco, poi risponde! 😛

Ecco “il mio Maru”
Ora è appena uscita per andare al bagno pubblico! Mi ha spiegato che va spesso ad immergersi, perché qui in casa abbiamo solo la doccia e le manca avere un bagno con la vasca. “Sei una vera giapponese allora!!” Le ho detto io. Mi piace molto questa cosa. Esce alle 21.30, va un po’ a mollo e poi torna. Dai, settimana prossima vado anche io ! (Una volta sono già stata e lo racconto QUI!)
“Burogu?” Mi ha fatto per chiedermi se stessi scrivendo nel blog!
Si!
E di che cosa scrivi?
…Scrivo anche di te!
Ahhhh!Dici che ti mangio tutta la cioccolata?
No, non lo avrei scritto, ma ormai ve lo racconto: stamattina ho fatto per prendere la merenda per andare a scuola e ho visto che la scatola dei Poky era vuota! Ma niente, l’ho butta via e ho pensato che li avevo davvero finiti in fretta! Stasera mi ha messo tra le mie cose una scatola nuova, scusandosi di averli mangiati… …Ma erano proprio lì che sbucavano dal cassetto! Avevo fame e ho visto la cioccolata..! Mi ha detto. 😉

Sono come dei Mikado!
Ecco, questa era un po’ della mia quotidiana di convivenza! Come dicevo all’inizio, è diverso dalle altre volte perché mi sto rapportando con culture diverse dalla mia: cerco si stare attenta a non fare cose che penso possano offenderle e allo stesso tempo noto con particolare interesse (e spesso ammirazione) quello che fanno loro. Se capita che faccia la lavatrice con gli stracci della casa si inchinano e mi ringraziano, il piatto delle caramelle condivise è spesso pieno e ognuna compra quello che pensa possa servire senza presentare il conto alle altre. Ieri Mami ha lasciato i piatti sporchi nel lavello. In maniera molto gentile En glielo ha fatto notare e Mami si scusata più volte (inchinandosi) e sono sicura che non succederà più. (Vi farò sapere!).
Sono contenta di stare in qui! È carina la casa e sono dolci le sue inquiline!
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