Ieri le previsioni mettevano pioggia per oggi pomeriggio. Accidenti! Proprio oggi che è festa e avrei potuto approfittarne per fare un po’ di turismo e andarmi a vedere i colori autunnali! Così avevo previsto di andare a vedere qualcosa qui vicino, un giardino, un tempio, il fiume. Ieri sera prima di dormire ho letto qualche giornaletto turistico e mi sono decisa per una biciclettata sul Kamogawa e un giro al giardino del Palazzo Imperiale.
È mattina. Apro gli occhi perché noto una luce particolare. LA SVEGLIAAAAA, cavolo!! Mi sono dimenticata di mettere la sveglia!
Per fortuna erano solo le 9.30, quindi ho fatto colazione sono subito uscita. Conciata in una maniera molto improponibile: smalto sbeccato, tuta, struccata….ma va bè… volevo giusto fare un giro in bici e fare due foto.
Sono andata dritta verso est, per raggiungere il fiume. Ad un certo punto mi sono trovata davanti a un tempio con un giardino bello grande. Ho visto che c’era gente dentro, quindi ho parcheggiato la bici e sono entrata. C’erano una bambina bellissima in kimono a cui stavano facendo delle foto, una coppia di ragazze sedute su una panchina a chiacchierare e altra gente di passaggio.
C’era un monaco vicino all’entrata, seduto dentro ad una casetta con dei volantini intorno e mi guardava. La prima cosa che ho pensato è: dovevo pagare cacchio! Che figura! Ma poi ho guardato meglio e non c’era nessun cartello. …Però lui mi guardava e aveva un’aria tanto dolce e simpatica! Ho preso coraggio e sono andata a chiedere informazioni. Sei americana? No, italiana. Spesso i giapponesi si illuminano quando sentono sento la parola “Itaria“. Mi ha detto che è stato a Firenze e che ama Fellini. Mi ha spiegato che quello è un tempio shintoista e mi ha dato i volantini in inglese e in giapponese. Ho ringraziato e salutato (con l’inchino), preso la bici e continuato verso il fiume.
Bellissime le diverse altezze delle montagne all’orizzonte
Non pensavo ci fosse così tanta gente, invece era bello affollato. Purtroppo gli alberi – che ora dovrebbero essere “fioriti d’autunno” – sono un po’ spogli a causa della pioggia battente dei giorni scorsi. In riva al fiume c’è tantissimo spazio, tutto ben tenuto e pulito. Panchine, fontanelle e….nessun cestino! Infatti in Giappone ognuno è responsabile della propria sporcizia, si conservano le cose finché non si torna a casa o finché non si trova uno dei rari bidoni del rusco.
Ci sono vari ponti, allora dato che credevo di essere già scesa verso sud abbastanza per aver incrociato il Palazzo imperiale ho deciso di risalire su nella strada per cambiare direzione. Però poi mi sono fermata lì!
Ho visto un palazzo con un giardinetto e dei palloncini e della gente che mangiava. Non capivo bene cosa fosse, ma volevo fare una foto, quindi ho parcheggiato la bici e sono stata lì a guardare. Un signore da dentro è venuto fuori a chiamarmi. “È un Bazar!” mi ha detto, “vieni a vedere, ci sono cose economiche, a 100 o 200 yen!”. In realtà le cose del mercatino erano piuttosto bruttine, ma io avevo già capito che il futuro aveva un piano migliore in serbo per me…CIBO!
Infatti – da festa parrocchiale quale ho scoperto essere – c’era tanto buonissimo cibo preparato da dolci nonnetti a prezzi bassissimi. Ho mangiato i takoyaki (6 palline per 200 yen, che saranno 1,5€) e poi ho comprato mezzochilo di marmellata di mele fatta in casa per 6€. I takoyaki erano buonissimi, la marmellata ve lo farò sapere ! 😛
Takoyaki molto buoni
Con la pancia piena sono tornata verso casa passando a fianco al giardino del Palazzo Imperiale… anche sta volta non sono entrata, accidenti! Però erano già le 12.15, dovevo tornare a casa e mettermi a studiare!
Ma… Molto vicino a casa noto un altro tempietto ben decorato con origami, corde colorate e tanta frutta. Lo avevo visto anche all’andata, ma non me l’ero sentita di fermarmi a chiedere informazioni (mi vergognavo!). Invece ora chissà, forse mi sentivo più sicura e confidente date le belle cose che erano successe nel corso della mattinata, così ho fatto inversione con la bici e mi sono fermata. “Sumimasen ga, nani wo shimasuka?” ovvero: “Che cosa fate qui?”
Un signore gentile mi ha spiegato che avrebbero bruciato quella montagna di rami e che sarebbero venuti i monaci del Tempio Goryo. Ah! Ma è quello che ho visto stamattina! Gli ho fatto vedere i volantini che mi aveva dato l’altro monaco. Si, però la cerimonia iniziava verso le 13.30-14.00. Avevo quasi un’oretta di tempo: sono corsa a casa, mi sono lavata e resa presentabile (cioè ho rattoppato lo smalto sbeccato sulle unghie e mi sono vestita per bene!) e sono tornata a piedi al tempio.
La cerimonia è stata bella. Non so se sia più emozionante il fatto di essere circondati da persone che credono profondamente in qualcosa che io non conosco, o se sia il fatto che durante questi momenti in cui sono sola e mi succede qualcosa di inaspettato penso a come la mia vita abbia potuto prendere questa piega e ringrazio chi mi ha permesso (e permette) di farlo.
Chi lo avrebbe detto che oggi sarei sarei stata qui?
Torniamo alla cerimonia. Non so spiegare i dettagli, ma direi che inizialmente hanno pregato e cantato, poi hanno appiccato il fuoco e lo hanno alimentato mettendoci dentro le preghiere scritte su tavolette di legno o su fogli o altre offerte che erano dentro a delle borsine di cartone. Non voglio distruggere il mito del Giappone antico e tradizionale, ma dovete sapere che il progresso tecnologico si vede in ogni cosa, anche in riti come questo. Quindi i monaci avevano i microfoni portatili dentro alle sacchette di stoffe decorate intorno al vestito e le nonnine hanno portato le offerte dentro alle borsine di Starbucks.
Ad un certo punto un monaco con un arco enorme ha lanciato delle frecce e credo che prenderla era segno di fortuna. Per lo più erano i bambini a correre per cercare di acchiapparle.
Intanto si era radunata abbastanza gente. Molti avevano una specie di rosario e pregavano e cantavano assieme ai monaci. Ero l’unica straniera, o almeno, l’unica con la faccia un po’ diversa dalla loro.
Le decorazioni di carta incastrate nelle corde
Ad un certo punto ha parlato un monaco con il vestito diverso, tutti erano in bianco, lui era in verde. Nel suo discorso ho capitolo solo parole sparse: “felicità, famiglia, ancora felicità, grazie di essere venuti…” ma appena ha smesso di parlare… VROOOOOOM, tutti a correre qua e là a staccare gli origami che c’erano in giro. E io impalata che non avevo capito niente. Tutto è successo in un secondo, forse due. Peccato! Ho pensato, ma non ho fatto neanche in tempo a finire il mio pensiero che un bambino mi ha regalato il suo. È stato dolcissimo! Me lo ha portato e poi si è disperso tra la folla.
Per questo dovrei sempre girare con delle caramelle in borsa! Per essere pronta a contraccambiare.
Intanto i monaci stavano spegnendo il fuoco, piano piano, versandoci acqua sopra. Ci hanno detto di entrare tutti nello spazio del tempio e hanno chiuso un po’ il cancello. Hanno iniziato a distribuire cibo. Una ciotolina ed un paio di bacchette a testa, nella ciotolina c’era un brodino con dei fagioli rossi dolci (sanno di castagne) e un mochi (una pallina gommosa fatta con una farina di riso).
Ho fatto altre due foto, mi hanno chiesto un paio di volte se avessi ricevuto la ciotolina e poi prima di uscire dal cancello mi hanno dato un sacchettino con dentro un mandarino, un dolcetto e delle caramelle.
Lo davano a tutti. Che pensiero carino.
Ecco il mio bottino!
Tornando a casa ne ho approfittato per fare le foto agli alberi che ci sono nella strada vicino a casa mia.
Che bella giornata! Non ho studiato tanto come avrei dovuto, ma è stata proprio bella. Quando giro così non mi dispiace stare da sola. Ho tempo per pensare, provo a parlare con la gente e credo che i giapponesi siano molto empatici. Nessuno ti fa mai sentire fuori luogo, non ti guardano male, ma anzi, se ti dimostri curiosa o interessata cercano di coinvolgerti. Contentissimi che qualcuno voglia sapere di loro, della loro cultura.
Mentre tornavo verso casa ripensavo al bambino… Lo avevo cercato con lo sguardo per regalargli le caramelle del mio sacchettino, ma non l’ho trovato.
Volevo raccontare tutto subito alla mia coinquilina, ma a casa non c’era nessuno. Allora ho acceso la radio e mi sono mangiata il mandarino ( e anche il dolcetto ahaha). Per la prima volte riuscivo ad ascoltare i miei programmi preferiti di Radio DeeJay in diretta! Ho scritto un messaggio a Fabio Volo e mentre mettevo su il riso per cena… Mi hanno chiamata in diretta!! Che emozione!!! Ero agitatissima e non mi sembrava vero! Trovate il link al podcast QUI!
CHE BELLO, sono contenta di stare qua… CHE GIORNATA!
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