Il 22 ottobre a Kyoto si festeggia il Jidai Matsuri, una lunga sfilata in costumi d’epoca per riviere i vari periodi storici della storia giapponese. Molto bello, i costumi sono fantastici. Dicono. Perché io non ci sono andata. Avevo scuola, quindi ho dovuto saltare questo grande evento!
Un’altra ragazza però mi aveva parlato di un altro Matsuri “serale”, a Kurama, un mini paesino a circa 30 min di treno da Kyoto (anche se poi sono solo circa 12 km). Così siamo andate io e lei! Partenza circa ore 18 dalla fermata metro Demachiyanagi, dalla quale si prende un treno per andare ancora più a Nord, tra i boschi.

Il Matsuri è come una processione: si porta in giro il “mikoshi”, che è una portantina che può essere portata in spalla o tirata su delle ruote. Il mikoshi è come se fosse un tempio “portatile”. I Kami (Dèi) di un determinato tempio vengono portati attraverso le strade del paese (o della città), in maniera abbastanza simile ad una processione come la intendiamo noi nel nostro ideale cattolico.

A Kurama il Jidai Matsuri prende il nome di Festival del Fuoco ( 火 hi), perché un grande falò prende vita davanti alla scalinata del tempio; uomini di tutti le età (ma bei giovinotti per lo più) trasportano torce enormi (alte anche 2 metri) e i bracieri si susseguono nelle stradine strette del paesino illuminandolo e scaldandolo. Tra l’altro, è molto carino: le case perfettamente allineate, le porte scorrevoli d’ingresso aperte, le luci accese, le scarpe all’entrata. Le famiglie fuori dalla porta, molte persone vestite con abiti tradizionali (ma magari con la cravatta o le Nike sotto), tanti bambini e tanti nonnini. La processione è accompagnata dal suono di uno (o più) tamburi. Uno grande viaggia assieme al mikoshi, un altro più piccolo è in un punto fisso della strada. Donne in kimono battono il ritmo con tanta forza. Molti si inchinano al passare del mikoshi, molti intonano una specie di preghiera di 6-7 sillabe credo, sempre uguale, sempre quella, mentre i tamburi suonano e le persone camminano. L’atmosfera è molto bella.

Attorno al mikoshi ci sono uomini (s)vestiti in abiti tradizionali, alcuni portano torce di fuoco, altri spingono il carretto, altri lo tirano. Chiunque può tirarlo e c’erano anche molti gaijin (stranieri) come me, appunto.

Tipico esemplare di poliziotto giapponese
Per l’occasione vengono chiamati al rapporto i poliziotti di tutto l’arcipelago e i pompieri di tutto il Kansai. Meglio non sottovalutare la sicurezza! Così ad ogni metro ci sono uomini (e qualche donna) in divisa che ripetono meccanicamente alcune frasi molto importanti ed evocative: “Prego continuate a camminare!” “Non fate le foto qui e continuate a camminare” o soprattutto la sinonimia del “Fermatevi lentamente” ( per piacere, ovviamente).
Quindi mentre inizialmente partecipare al festival consisteva nell’essere una sardina e nel contemplare i coppini delle persone, verso le 22, con l’inizio della sfilata è nata una vera e propria emozione, quella di vedere e sentire il vero Giappone, tra odori, luci, canti e suoni.

I due Mikoshi uno di seguito all’altro
Nota bene:
- ho fatto la Gaijin (straniera) irrispettosa, scusate. Ma avevo tanta fame, quindi ho mangiato in piedi mentre ero in fila per strada.
- mi era presa l’ansia perché il grande falò era precisamente sotto all’incrocio di circa 15 mila cavi elettrici.
- voglio tornare a Kurama anche di giorno!
- non posso caricare i video qui sul blog! (Aggiornamento dal 2020, secondo me non sapevo come si faceva!) Quindi eccolo QUI! Giusto per rendere meglio l’idea!
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